Mi chiamo Giulia e scrivo libri.
No dai, una presentazione così non vale, rifacciamo ok?
Mi chiamo Giulia e scrivo da quando ho imparato a farlo. Prima erano poesie sconclusionate, poi il mio diario (col lucchetto finto attaccato da me perché si sa, il diario deve avere il lucchetto), poi ho provato con le storie per bambini.
Nel mentre, leggevo: fantasy, soprattutto, ma mi sono appassionata anche a vari grandi della letteratura a “fasi”, come si fa con i gusti dei ghiaccioli.
Un’estate mi andava Shakespeare, quella dopo Pennac, poi mega maratona di Calvino. Insomma, come per il gelato, i miei gusti letterari sono variegati (alla nutella).
Ho iniziato a scrivere Eredi di Angisi nel 2018, dopo una vacanza all’Isola d’Elba. Come anche la Sardegna, le isole mi hanno sempre ispirata. Dovete sapere che all’Elba esiste una spiaggia che anni fa ospitava una miniera di ferro: quando con la maschera ho visto il fondale brillare di pirite, ho avuto un flash. Sono nati così i gimil, la primissima razza angisiana a prendere forma nella mia testa, e poi il resto è seguito in maniera naturale.
Come spero sarà naturale il vostro viaggio in questa saga, scritta con passione, ore insonni e tanto cioccolato.
Perché il fantasy?
Il mio primo libro, Anonimo, è un thriller e si potrebbe pensare che avrei dovuto seguire quella scia (che poi, incredibilmente, mi stava andando pure piuttosto bene).
Però, anche nel mio lavoro di Coach, il mio più grande desiderio è far sognare le persone.
Io mi emoziono quando vedo gli spettatori di un film emozionarsi, sono felice quando chi legge un bel libro non vuole che finisca; mi sento soddisfatta quando capisco che le persone stanno volando.
Penso che il fantasy sia un genere meraviglioso, a tutte le età. Sappiamo quanto i libri per ragazzi siano sottovalutati (guardate Harry Potter…), ma il fantasy in generale ha questa allure di “romanzetto” che proprio non capisco.
Ok, sto diventando polemica e non va bene.
Mi taccio, ma voi inoltratevi nel mio mondo. Angisi vi aspetta, più vivida e avventurosa che mai!
